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Fri, Oct

 

Lettera aperta – Al Sig. Sindaco di Madruzzo  Michele Bortoli / e p.c. ai Sigg Sindaci di Valle Laghi e Cavedine / e p.c. al Sig Assessore all’Ambiente della PAT Mario Tonina

 

 

Gentile  Sindaco,

a nome del Comitato ‘SalviamolaValledeiLaghi’ e di tutto il sempre più vasto movimento spontaneo di mobilitazione per la difesa del territorio, sentiamo la necessità di manifestarle il crescente stato di preoccupazione per la possibile riaccensione del forno della Cementiera di Sarche.

Vediamo utile che da parte sua si dia seguito concreto all’impegno assunto con  l’Avviso del luglio scorso alla cittadinanza, pertanto chiediamo che venga indetta urgentemente una assemblea pubblica informativa che dia a tutti, amministratori locali e cittadini, informazioni dettagliate e non di parte, in modo che ognuno possa formarsi nella propria coscienza un’opinione motivata.

Un incontro pubblico dunque, franco, serio ed appassionato, che serva anche come momento di riflessione collettiva per dare garanzie adeguate alle varie criticità, già emerse o che possano emergere.

Di seguito le osservazioni che riteniamo utile condividere:

In data  30/11/2021   è stata inoltrata dalla ditta Italcementi-Heidelberg cement group agli organi competenti provinciali la già annunciata richiesta di riavviare a pieno ritmo, 24 ore su 24, tutta l’attività di produzione, anche con la possibilità di escavazione del minerale presente nel sito di proprietà.

Ora l’esecutivo provinciale ha a disposizione 60 giorni per la redazione di una risposta.

Dopo la significativa condivisione nell’assemblea di Calavino, accogliamo come un importante segnale quello dato dal Consiglio Comunale di Madruzzo in data 29 dicembre 2021, che ha raccolto almeno in parte le inquietudini che si stanno diffondendo tra la popolazione, rappresentandole presso l’esecutivo provinciale per gli opportuni approfondimenti.

Dalle informazioni in nostro possesso, risulta chiaro un forte rischio per la salute dei cittadini e per l’integrità del territorio non solo della Valle dei Laghi, ma quanto meno di vaste zone del Trentino occidentale.

È certo che il riavvio senza possibili controlli, né ulteriori dotazioni di sicurezza, costituirà un segnale pesante.

È certo che nel tempo dovremo subire una non ancora precisata quantità di emissioni di polveri, comprese le dannosissime polveri sottili, cause di malattie per la popolazione, soprattutto dei bambini, e di forte impatto sulla vegetazione dei nostri vigneti e dei boschi, compreso quelli pregiati del biotopo del lago di Toblino (300 metri di distanza), cartolina di presentazione del nostro Trentino turistico.

È certo che in una valle ristretta come la nostra, che oltre tutto nei mesi invernali non è soggetta a ventilazione naturale, ci sarà un’enorme emissione in atmosfera di Co2, che, come è a tutti noto, è un gas clima-alterante: le cementiere nel mondo contribuiscono circa per una parte su 10 alla liberazione di questo gas.

Quello che è certo è che la nostra gente ha bisogno di informazioni certe e non di tentennamenti, di garanzie sicure e condivise e non di generiche rassicurazioni.

Quello che non sappiamo infatti è se e in quale quantità nel forno di Sarche si bruceranno come combustibili, non solo il famigerato carbon-coke, non solo i fanghi essiccati derivati dai depuratori, con le annesse sostanze (tossiche?) di cui si fa ancora fatica a comprendere bene la composizione, ma anche rifiuti di vario genere, con i loro possibili correlati di diossine e di altre sostanze nocive per la salute e l’ecosistema (meglio saperlo, visto che per questi è stata avanzata richiesta di utilizzo da parte dell’azienda). Quello che non sappiamo quindi è se il governo provinciale intenda o meno convertire gradualmente il sito di Ponte Oliveti in un inceneritore, magari nell’inceneritore di tutti i rifiuti del Trentino!

Quello che non sappiamo è come e in quale misura tutto ciò ci riguarderà, dato che finora controlli “rigorosamente scientifici” sull’attività di Italcementi non sono mai stati prodotti, né gli organi tecnici provinciali addetti (APPA) si dichiarano in grado di imporli alla ditta multinazionale.

Quello che non sappiamo è se ci sarà o meno la creazione di un tavolo permanente di monitoraggio, che coinvolga, oltre naturalmente ai tecnici provinciali e ai rappresentanti delle istituzioni territoriali e provinciali, anche rappresentanti della cittadinanza e delle associazioni ambientaliste.

Quello che non sappiamo è se saranno adottati in Trentino protocolli rigorosi come sono stati imposti in varie parti d’Italia, oppure se si procederà in ordine sparso, alla faccia degli slogan tipo ‘respira, sei in Trentino!’.

Quello che non sappiamo è se ci stiamo attivando anche in termini di prescrizioni relative alla autorizzazione, non solo per quanto riguarda la normale attività di gestione dei processi lavorativi, ma anche in previsione di eventuali malfunzionamenti degli impianti e/o dei meccanismi di controllo

Da ultimo, ma non in ordine di importanza, quello che non sappiamo è se e quali saranno tutti i dispositivi di sicurezza attivati per il personale che vi lavorerà, vista la presenza di numerosi gas e sostanze potenzialmente tossiche presenti nel processo di lavorazione.

Quello che non è accettabile è che le decisioni che riguardano la sicurezza e la salute di tante persone e di interi ecosistemi possano essere prese dall’esecutivo provinciale sopra le nostre teste. Ognuno di noi ha genitori anziani o figli e nipotini, che non devono essere costretti a vivere in un ambiente inquinato.

Per questo motivo crediamo che lei, Sindaco, debba dare concretezza all’impegno assunto, convocando tempestivamente un’assemblea pubblica prima della scadenza dei termini di autorizzazione, e dunque in tempo utile per le prescrizioni del caso. Sarebbe, da parte sua, un’iniziativa coraggiosa e lungimirante, che invita alla partecipazione tutta la cittadinanza e che chiama i rappresentanti del governo provinciale ad assumersi le proprie responsabilità di fronte all’opinione pubblica.

Confidiamo pertanto nella sua sollecitudine, vedendoci altrimenti costretti a provvedere autonomamente nella promozione di questo incontro.

 

Trattandosi di questioni di estrema rilevanza che i cittadini hanno il diritto di conoscere, confidiamo nella sua sollecitudine.

 

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*

Per il Comitato

Marco Pisoni

 

 

Il vino trentino si fa onore in Europa e in Italia. La Cantina di Toblino ha nei giorni scorsi ottenuto il premio "Industria Felix. L'italia che compete" alla Luiss di Roma per le performance gestionali e finanziarie. Il premio, assegnato dall'omonimo magazine, riconosce i primati delle aziende italiane rispetto ai principali parametri di bilancio.
La stessa cooperativa vitivinicola ha avuto poi la soddisfazione di aver partecipato da protagonista al Drinks Business Green Awards a Londra. La Cantina è arrivata tra i cinque finalisti in ben due categorie: Sustainable Award e Ethical Award. Il Drink Business Green Awards è la più grande competizione al mondo che mira ad aumentare la consapevolezza delle questioni ambientali nel commercio delle bevande e premia coloro che stanno aprendo la strada alla sostenibilità e alle prestazioni ambientali.

 

Da destra il presidente della Cantina di Toblino Bruno Lutterotti e il direttore Carlo De Biasi [ Ufficio Stampa Pat]

Il vicepresidente della Provincia autonoma, Mario Tonina e l'assessore all'agricoltura Giulia Zanotelli si complimentano per i risultati ottenuti. Il vicepresidente Tonina sottolinea, poi, con soddisfazione come "i riconoscimenti alla Cantina di Toblino sono un segnale importante di come le cooperative siano una componente fondamentale e di eccellenza del panorama economico provinciale e siano all'avanguardia nell'ambito della conciliazione tra sviluppo economico e rispetto dell'ambiente. Mi voglio complimentare con il presidente, il direttore e l'intera compagine sociale per i risultati raggiunti che sono il frutto di un percorso che da anni la Cantina di Toblino ha intrapreso, con una attenzione profonda alla produzione di vini che guarda al rispetto dell'ambiente".
L'assessore Zanotelli evidenzia come i riconoscimenti ottenuti dalla Cantina di Toblino "derivano dal lavoro sinergico tra la produzione e la trasformazione, partendo dal sapiente lavoro dei soci in campagna, valorizzato da tutta la struttura della Cantina di Toblino".

 

Un uomo del 1972 è stato investito da una pianta, procurandosi un trauma ad un arto inferiore, mentre stava lavorando in un cantiere forestale nei boschi sopra l’abitato di Pietramurata (Valle del Sarca), a una quota di circa 750 m.s.l.m., nei pressi della strada forestale di Massampiano. Ѐ stato un collega ad allertare il Numero Unico per le Emergenze 112 poco dopo le 14 di oggi, mercoledì 10 novembre.

Il Coordinatore dell’Area operativa Trentino meridionale del Soccorso Alpino e Speleologico ha chiesto l’intervento dell’elicottero mentre due operatori della Stazione di Riva del Garda si portavano sul posto per dare supporto nelle operazioni di soccorso. Il Tecnico di Elisoccorso e l’equipe sanitaria sono stati verricellati sul luogo dell’incidente per prestare le prime cure sanitarie.

L’infortunato è stato stabilizzato e trasportato con la barella per alcune decine di metri in un punto più aperto del bosco, per consentire il recupero a bordo dell’elicottero con il verricello. Infine, è stato trasferito all’ospedale Santa Chiara di Trento.



 

Cementificio di Sarche di Madruzzo: oggi l’incontro con le amministrazioni locali e il comitato. Al centro trasparenza e equilibrio tra attività e territorio

 

Massima trasparenza nel comunicare ai cittadini e alle amministrazioni locali le informazioni relative alla riapertura della linea di cottura del cementificio di Sarche di Madruzzo e impegno per cercare un punto di equilibrio tra le esigenze produttive dell’azienda e la salvaguardia e valorizzazione di un territorio di pregio dal punto di vista agricolo e con grandi potenzialità in campo turistico. Se ne è parlato questa mattina in un incontro che il vicepresidente della Provincia e assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione – assieme ai dirigenti provinciali Roberto Andreatta, del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente, energia, cooperazione, Laura Pedron, del Dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro e Gabriele Rampanelli di Appa, Settore Autorizzazioni e controlli – ha avuto con gli amministratori dei comuni di Madruzzo, Vallelaghi, Cavedine, il Commissario della Comunità della Valle dei Laghi e i rappresentanti del comitato “Salviamo la Valle dei Laghi”. L’incontro seguiva quello che si era tenuto tra Provincia e Italcementi nei primi giorni di settembre.

 

 

Il confronto ha offerto ai tecnici provinciali l’opportunità di spiegare che per l’impianto di Sarche, secondo le intenzioni dell’azienda, è previsto il potenziamento degli impianti di trattamento delle emissioni, in particolare attraverso la modifica del sistema di abbattimento degli ossidi di azoto. Inoltre è stato spiegato che l’impianto, già con le autorizzazioni attualmente in possesso, è adeguato alle BAT (Best Available Techniques) del 2013. Ad oggi, è stato inoltre chiarito, l’impianto non è autorizzato, e non ha presentato domanda di autorizzazione, ad utilizzare “Combustibile solido secondario”, materiale che deriva dalla lavorazione dei rifiuti. Non è previsto inoltre l’aumento del quantitativo già previsto in autorizzazione di fanghi di depurazione essiccati da utilizzare come combustibile in sostituzione del pet-coke attualmente utilizzato, che è un prodotto derivante della lavorazione del petrolio. In materia di controlli infine, il sito produttivo è sottoposto alle ispezioni periodiche previste dall’Autorizzazione integrata ambientale. È presente poi, è stato detto, un sistema di misurazione in continuo delle emissioni (SME) che sarà comunque rinnovato e i cui dati potrebbero essere messi a disposizione della cittadinanza.

Si è trattato di due incontri, è stato evidenziato, sia quello con l’azienda che quello di oggi con i rappresentanti della comunità, caratterizzati dall’apertura al dialogo e dalla volontà di collaborare tra i diversi soggetti coinvolti con l’obiettivo di cercare un punto di equilibrio tra le diverse esigenze e istanze. Da parte della Provincia è stata anche manifestata la disponibilità a tenere incontri pubblici sul territorio per dare alla comunità tutte le informazioni relative alla riapertura dell’impianto produttivo.

Oggi è stato ricordato inoltre che nelle intenzioni dell’azienda vi sono anche un investimento di circa 5 milioni di euro e nuove assunzioni. Durante il confronto si è fatto riferimento anche ad una rivisitazione architettonica delle strutture, per un migliore inserimento nel paesaggio.

Si è concluso intorno alle 20.30 un intervento in soccorso di un base jumper bloccato sulla parete del monte Colodri (Arco, Valle del Sarca), dopo essersi lanciato dalla sommità. L’uomo si trovava in parete, a circa 200 metri da terra, appoggiato con i piedi su uno spuntone di roccia.

Illeso, è riuscito a raccogliere la vela del paracadute e a rimanere aggrappato a un arbusto. La chiamata al Numero Unico per le Emergenze 112 è arrivata poco dopo le 17 da una persona che ha notato il base jumper in parete da valle e, successivamente, anche da uno dei compagni.

 

Foto dall'archivio

 

Il Tecnico di Centrale operativa del Soccorso Alpino e Speleologico, con il Coordinatore dell’Area operativa Trentino meridionale, ha chiesto l’intervento della Stazione di competenza di Riva del Garda. Sul posto anche i soccorritori della Stazione Val di Ledro e i Vigili del Fuoco di Dro che hanno illuminato la parete con la fotoelettrica, poiché era buio e la visibilità molto scarsa.

I soccorritori sono saliti con i mezzi da Laghel e poi a piedi fino a raggiungere la sommità del monte Colodri. Da lì si sono portati sulla verticale ed hanno attrezzato un ancoraggio, in modo da raggiungere il base jumper dall’alto.

Un operatore è stato calato per circa 100 metri fino ad arrivare nel punto in cui si trovava il base jumper, il quale è stato messo in sicurezza, recuperato verso l’alto fino alla cima del monte ed accompagnato a valle. Per lui non è stato necessario il ricovero in ospedale.

 

Intervento notturno lungo la via Aganippe, parete San Paolo (Dro, Valle del Sarca)

 

Foto Soccorso Alpino

 

Si è concluso intorno alle 20.40 un intervento in aiuto di due ragazzi del 2006 di Dro, incrodati lungo la via Aganippe sulla parete San Paolo (frazione Ceniga – Dro, Valle del Sarca). I due arrampicatori stavano affrontando l’ultimo tiro della via quando, dopo aver perso la luce frontale, non sono stati più in grado di proseguire a causa del buio. In difficoltà, hanno chiamato il Numero Unico per le Emergenze 112 poco dopo le 18. 

 

Il Tecnico di Centrale Operativa del Soccorso Alpino e Speleologico, con il Coordinatore dell’Area operativa Trentino meridionale, ha chiesto l’intervento degli operatori della Stazione di Riva del Garda. Cinque soccorritori si sono portati con i mezzi in quota, nei pressi dell’uscita della via, mentre i Vigili del Fuoco di Dro illuminavano la parete con la fotoelettrica. Un soccorritore è stato calato dall’alto per circa 50 metri, fino a raggiungere i due ragazzi. Una volta messi in sicurezza, entrambi sono stati guidati fino al termine della via e poi riaccompagnati a valle con i mezzi. Illesi, per nessuno dei due è stato necessario il ricovero in ospedale. 

 

 

Consegnate dal Comitato Salviamo la Valle dei Laghi al presidente 1.286 firme raccolte a sostegno della petizione popolare contro la riattivazione del Cementificio Sarche

 

All’insegna dello slogan-appello “Salviamo la valle dei Laghi”, l’omonimo comitato spontaneo rappresentato dal referente, Marco Pisoni, dal responsabile della comunicazione, Marco Albino Ferrari e da Andrea Tomasi, componente dell’organismo, ha consegnato in data 6 settembre nelle mani del presidente del Consiglio provinciale le 1.286 firme raccolte (782 delle quali online, ma le adesioni continuano ad arrivare soprattutto dai giovani) a sostegno della petizione popolare lanciata per dire “No alla riattivazione del Cementificio Sarche”. Pisoni ha spiegato che il ritorno di Italcementi in questa zona, previsto a partire dal 1° gennaio prossimo dopo 6 anni di inattività, comporterebbe la riaccensione dei forni dello stabilimento, con la conseguente emissione di tonnellate di sostanze nocive.

 

L’impianto, infatti, funzionerebbe a carbone, combustibile considerato ormai ovunque troppo inquinante e da superare, per trasportare il quiale centinaia di Tir dovrebbero percorrere ogni giorno la Valle dei Laghi, tra le aree più belle e delicate del territorio provinciale dal punto di vista sia ambientale che agricolo, ma pregiata anche nell’ottica di uno sviluppo turistico. Le tre ragioni della petizione sono state illustrate da Ferrari, ex direttore di Meridiani Montagne residente da qualche tempo in Valle dei Laghi. La prima motivazione del no a questo ecomostro è l’alto valore naturalistico e paesaggistico di questo territorio, “piccolo e prezioso ambiente nel quale l’imponente Cementificio Sarche spiccha per la sua incoerenza con ciò che lo circonda”.

 

Il comitato giudica “quanto mai inopportuna la messa in funzione del forno e la contestuale ripresa dell’attività estrattiva dalla cava adiacente”.

Secondo: la logistica. Il sito industriale del cementificio di Sarche si trova in un’area nella quale le strade sono già intasate dall’intenso traffico di turisti e pendolari, ai quali si sommano numerosi mezzi pesanti. “Noi – precisa il Comitato – non ci opponiamo alla ripartenza di questo insediamento industriale per un interesse egoistico, come il nimby (not in my back yard), ma prendiamo atto di una realtà oggettivamente inadatta ad ospitare un incremento di traffico pesante per il trasporto di circa 250mila tonnellate annue, come prevede lo stesso cementificio”.

 

Terza ragione: l’ormai celebre claim “Respira, sei in Trentino”, suonerebbe quantomeno beffardo se riaprisse un cementificio destinato a rilasciare nell’aria atmosfera sostanze inquinanti come il monossido di carbonio, ossidi di azoto e polveri. “Opporsi alla riattivazione delle ciminiere di Sarche – avvertono i presentatori della petizione – vuol dire fare una scelta coerente con gli ingenti investimenti pubblicitari avallati dalla Provincia”. Ultima considerazione del Comitato: le linee guida del biodistretto Valle dei Laghi prospettano un’importante possibilità di far coesistere agricoltura e turismo come fonti di sviluppo economico e di occupazione.

 

Questo favorirebbe una crescita coerente con l’immagine del Trentino e con il percorso già intrapreso dalla Valle dei Laghi negli ultimi decenni, oltre che raccomandato dagli indirizzi europei e nel Pnrr per la valorizzazione delle peculiarità naturalistico-paesaggistiche di questo territorio, evitando di tornare a vecchi e inquinanti modelli industriali, per tutelare anche e in particolare la salute dei minori. Puntare su un turismo “leggero” e attivo, che riscopra gli antichi borghi e metta in primo piano la cultura locale, con la realizzazione di strutture ricettive come i bed&breakfast adatte a questo nuovo tipo di domanda, permetterebbe di creare molti più posti di lavoro di quelli, una trentina, promessi dal Cementificio.

 

 

 

 

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