Apprendo la notizia che sei volato in cielo e ho un nodo alla gola. Un grop. 102 anni all’anagrafe ma ormai ti pensavo immortale perché la tua mente lucida non sembrava essere segnata dal tempo.
Sei un papà, un nonno, un bisnonno ma anche un caro amico di chi ha avuto la fortuna e il privilegio di incontrarti e di conoscerti. Un Maestro, un Giornalista, uno scrittore, un poeta, un punto di riferimento per migliaia di persone che aspettano i tuoi scritti come quelli di un oracolo. Fino a ieri, hai pubblicato sulla tua pagina facebook, lanciando messaggi di positività, di saggezza e di ottimismo, anche dalle corsie di un ospedale o dalla Casa di Riposo di Spiazzo dove soggiornavi per la riabilitazione.
“Ultimo incontro domenica 4 dicembre con Amiche ed Amici in facebook dalle ospitali corsie di Spiazzo; da lunedì 12 sarò a Saone cercando di recuperare il curabile. Oggi sono alla tastiera ma con l'aiuto indispensabile di Sabrina. La profonda impressione che mi rimane di questi oltre due mesi di lungodegenza durante la quale ho goduto unicamente dei mie rapporti intercorsi ricchi e affettuosi, che ci hanno tenuti staccati dalle cronache e imperniati soltanto sulla nostra interiorità individuale senza badare a ciò che si diceva e si scriveva, senza interessarci a ciò che avveniva. Abbiamo guardato dentro di noi, unicamente impegnati a cercare qualcosa di nuovo e di bello per migliorare il nostro modo di comportarci e di vivere sia come individui singoli sia nel nostro rapportarci con gli altri.
Ci sentiamo singolarmente impegnati al meglio che possiamo cosicché miglioriamo l'atmosfera sociale e l'armonia del mondo. Scusate l'imbroglio di questo mio dire che sto battendo in una saletta della Casa di Riposo ma mi sento confuso dalla gioia di trovarmi a blaterare sui tasti di una tastiera che da quasi tre mesi non avevo sotto le dita. Sono affascinato e piacevolmente lieto delle vostre centinaia di messaggi che mi fanno sentire un uomo unico del genere al mondo. Grazie e grazie ancora con un caldissimo abbraccio che vada oltre alle potenzialità telematiche. Cordialissimamente. A risentirci da Saone”.
Un messaggio da cui traspare il tuo modo gentile, caro Mariolieto, di comunicare, la tua profondità, la tua voglia di fare tutto il possibile per migliorare il mondo, le Giudicarie a cui sei stato così legato. Un legame viscerale forse nato anche dai tuoi periodi di lontananza da casa che ti hanno dato conoscenza, sensibilità e visioni aperte, e allo stesso tempo spinto a scrivere migliaia di pagine per far conoscere la storia, le bellezze, le tradizioni, le esperienze dei giudicariesi con la speranza di farci capire le nostre origini e quindi dare basi solide a una comunità in cui le genti potessero fare grop.
Hai capito sempre la forza, l’immediatezza e le potenzialità della comunicazione. E se ieri lo facevi attraverso la radio, i giornali, i libri, la piazza, oggi hai abbracciato facebook che hai deciso di sfruttare come pochi altri perché ti ha offerto una finestra su un nuovo mondo. Lo hai fatto con generosità, donando parole illuminate e di conforto a chi voleva interagire.
Caro Mario la Provvidenza ha voluto che ci accompagnassi in questi anni difficili, guidandoci come un faro nelle nebbie. Ne avremmo avuto ancora bisogno.
Ci mancherai. Un abbraccio ai familiari e a chi ti ha voluto bene.
Mi piace pensarti “portà sa le nùgole che cór éntà ’l cél” come avevi scritto in una poesia nel giorno del tuo centesimo compleanno.
“Poco dopo lo scoccare della mezzanotte fra il 18 e il 19 giugno, che segna il giorno del mio fatidico compleanno dei 100 anni, regalatomi gratuitamente dal Signore, sono lieto e commosso di condividere questo insolito “dono” con le Amiche e gli Amici che da tempo camminano con me in questo fantastico facebook sostenendomi, confortandomi e incoraggiandomi e perfino volendomi bene. Con animo grato e commosso non posso che ricorrere al sempre incoraggiante dialetto»..
Rivàr ai zènt!
I m’à lasà rivàr ai zènt!
Nó ’l me pàr gnà vìra.
So chì ’ncantà come ’n mèrlo
gnànca bó de zifolàr…
Có dìr e che podér dìr
quàn che i m’à làsa córer
dapertùt per él mondo
per così màsa tànt témp?
Ò ciapà tànt de quèl bèl
da le mà’ del Signór
che nó pódo ’ngropàrme de gnént
e lasàrme morìr contént e beàto.
Vardàrse ’ndré a vardàr él tànt caminàr
e avérghe amó na gràn vóia
de vardàr enànč se per caso
ghe fudèse amó vergót da trigàr
’l sarìa vergót che no se pól dir.
I m’à volést én gràn bé’
tuč quèi che ò ’ncontrà dapertùt
e mi gò volèst bé’ a tùč.
I “Mé” i m’è stàdi pù che arént
i e i m’à dàt él bèl del vìver.
Me pàr de èser già ’ndromenzà
portà sa le nùgole che cór éntà ’l cél
e che le mé porterà có’ èle…
ànca sé sèito a sentìrme arént
a tùč quèi che i stà amó chì có’ mi
adès… ancó…
’ntà ’l dì che compìso pù che contént
i mé prìm zènt àgn…
Arrivare ai cento. - Mi hanno lasciato arrivare ai cento. / Non mi sembra neppure vero. / Sono qui incantato come un merlo / neppure capace di zuffolare… / Cosa dire e che poter dire / quando mi hanno lasciato correre così / dappertutto per il mondo / per troppo tempo? / Ho ricevuto tanto di quel “bello” / dalle mani del Signore / che non posso lamentarmi di niente / e mi lascio morire contento e soddisfatto. / Guardarsi indietro e osservare il tanto camminare / ed avere ancora una gran voglia / di guardare avanti se per caso / ci fosse ancora qualcosa da mettere insieme / sarebbe qualcosa che non si può dire. / Mi hanno voluto un gran bene / tutti coloro che ho incontrato ovunque / ed io ho voluto bene a tutti. / I Miei mi sono stati più che vicini / e mi hanno dato il “bello” del vivere. / Mi sembra d’essermi addormentato / portato sulle nuvole che corrono in cielo / e che mi porteranno con loro… / anche se continuo a sentirmi accanto / a tutti quelli che stanno tuttora con me / adesso… oggi / nel giorno in cui più che contento compio / i miei… primi cento anni. - - - Mario Antolini Musón.