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Fri, Oct

  

In una domenica pomeriggio molto soleggiata, era proprio l’11 settembre, mi trovai a percorrere la strada del Lisano che porta a Stenico. La meta era quella di visitare la Casa della Comunitàdove – mi hanno detto – c’è la Collezione Etnografica ”Par ieri” veramente interessante.

 

Ebbene entrai, poco dopo la rampa che porta al Castello di Stenico, e vi rimasi per oltre un’ora e mezza, a farmi da guida un mio carissimo amico - Marco Sottopietra - che non vedevo da molti anni. Fu di una gentilezza davvero sorprendente e di una competenza altrettanto profonda e meticolosa. Insieme attraversammo tutti i ‘padiglioni’ scoprendo un mondo fantastico ricco di oggetti sorprendenti per la genialità delle loro forme per i diversi utilizzi nella società contadina dalla fine ‘800 agli anni 60 del ì900.

 

 

La Collezione Etnografica Giudicariese racconta una storia da non dimenticare: oggetti e fotografie appartenenti a un passato relativamente recente rappresentano il patrimonio della cultura rurale giudicariese e ricordano  i valori e la ricchezza di esperienze della vita di cento e più anni fa. 

Due raffinate riproduzioni di abitazioni tradizionali giudicariesi con tetto in paglia introducono il percorso espositivo che è articolato per temi e ambienti.

  

Ma facciamo un passo indietro nella recente storia di questa comunità del Banale: Stenicoper capire come è stato possibile realizzare tutto questo.

 Negli anni 2000 Marco Sottopietra - maestro in pensione e appassionato di storia – aveva una grande preoccupazione per i giovani che si affacciavano alla vita. Cercava un’iniziativa, un qualcosa che li interessasse. Alcune proposte furono la realizzazione di un orto sperimentale, oppure imparare a modellare e cuocere l’argilla. Insomma dare loro delle occasioni per trovarsi insieme e fare qualcosa di utile: farli lavorare! 

 Scartate le prime due idee, si pensò che sarebbe stato molto interessante, per l’intera comunità, realizzare qualcosa che raccogliesse al suo interno “la nostra storia”, la vita dei tempi passati, attraverso i racconti degli anziani, le foto e le testimonianze fornite dai diversi attrezzi e strumenti della quotidianità. Fu deciso di realizzare un Museo. Fu così – continua Marco – che si incominciò a chiedere alla gente, di cercare nelle soffitte se avesse qualcosa di interessante, magari dimenticato in un angolo da molto tempo. Molte persone contattate furono felici e contente di poter donare e quindi far rivivere questi attrezzi in una sede a disposizione del pubblico.

 

Abbiamo così raccolto una buona e ricca serie di attrezzi di una volta, la cui catalogazione fu curata da Paolo Gasperi, che meticolosamente raccolse i diversi materiali , li misurò, li fotografò, li classificò per tipologia, creando delle schede adeguate da conservare in archivio. La collaborazione di Aldo Allegretto architetto di Verona, fu determinante. Egli non presentò un progetto strutturato, ma seguì passo passo il lavoro. Ogni settimana dava ai volontari un “compito” da eseguire, finché si arrivò a completare il salone e di sotto la sala della filatura e della tessitura. L’arredo fu realizzato con materiale di recupero, ricoperto con teli di juta e con  le teche di vetro donateci dal Castello. In questo modo l’esposizione diventava sempre più avvincente..

 

La sindaca Monica Mattevi visto l’enorme interesse che stava prendendo questa attività decise di darci l’intero salone, oltre alle due sale sottostanti dove attualmente è visitabile una mostra temporanea fino al 2023 di giocattoli di una volta.

 

I volontari che accompagnano i visitatori, sono diventati ormai un gruppo di amici, che molto volentieri dedicano qualche ora nell’accompagnamento dei visitatori. Tutto questo fa parte delle attività del “Circolo Culturale Stenico 80 Giuseppe Zorzi.

 

Proseguendo nella visita Marco si sofferma sul carro che rappresenta la somma della tradizione e della cultura contadina, poi mi presenta gli oggetti del boscaiolo, del contadino e gli attrezzi dell’artigianato, gli arredi della stanza da letto e della cucina, gli strumenti musicali, l’attività del casaro e del vignaiolo. Particolarmente interessante l’angolo dedicato alle tradizioni di Bersone. Al piano dii sotto, poi, la sorprendente sala della filatura e della tessitura: lana, lino, canapa e seta.

 

 

 

Dopo questo mio excursus storico sulla nascita della “Collezione Etnografica Giudicariese” desidero ringraziare chi ha avuto l’idea e tutti i volontari che l’hanno portata avanti e sono stati molti, augurando a quanti – tra i lettori di questa mia testimonianza - si sono incuriositi leggendola e osservando le fotografie, di visitarla. Ne vale la pena!

 

 

Info e contatti: Collezione Etnografica Giudicariese PAR IERI Casa della Comunità piazza Dante Alighieri, 1-Stenico, inizio salita al Castello.

Per gli orari di apertura scrivere a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. o contattare  0465 - 771026 -  

348.1462454.

Ingresso libero Visite guidate per singoli o piccoli gruppi sono disponibili senza prenotazione durante gli orari di apertura. Le visite guidate per gruppi organizzati devono essere prenotate.

 

 

 

 

 

Da sabato 6 agosto quattro fine settimana dedicati all’arte della caccia con il falco a Castel Stenico, nell'ambito della rassegna “Dicastelincastello”, curata dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con il Servizio Attività Culturali della Provincia autonoma di Trento e il Castello del Buonconsiglio.

 

 

STENICO. La falconeria è l’arte della caccia con il falco, le origini sono molto antiche e le prime testimonianze provengono da un’area dell’Asia Centrale compresa tra Cina e Mongolia. Da qui si è poi diffusa verso l'Europa e verso l'Asia minore.
Per quanto riguarda l'Italia, la Falconeria è giunta sia dalla Sicilia per mano degli arabi e normanni, sia dalla Germania. Il massimo esponente della Falconeria italiana è stato Federico II imperatore del Sacro Romano Impero. Nel Medioevo e nel Rinascimento la falconeria non era prerogativa solo dei signori e delle dame, ma comincia ad essere praticata anche da vescovi ed abati. La caccia rappresentava una delle attività predilette anche dagli ospiti che frequentavano la residenza estiva dei principi vescovi trentini.
A questo tema saranno ispirati i fine settimana del 6 e 7, 13 e 14, 20 e 21, 27 e 28 agosto 2022 che vedranno a Castel Stenico le esibizioni di falconieri e dimostrazioni di addestramento dei volatili.
Nel corso della giornata saranno proposte tre esibizioni, alle ore 12.00, alle ore 14.00 e alle ore 16.00, in cui i visitatori saranno aiutati a conoscere i rapaci presenti nel nostro territorio, purtroppo a rischio di estinzione a causa della minaccia continua dell’uomo e dell’ambiente.

Info
Le esibizioni saranno gratuite previo acquisto del biglietto di ingresso al museo.
Per info www.centrosantachiara.it e 
www.buonconsiglio.it 

 

 

 

Il Ritrovo delle Arti. “Il RITROVO delle ARTI” è un’iniziativa che ha l’intento di promuovere il museo come luogo di conservazione e di valorizzazione del patrimonio culturale, ma anche come luogo di incontro: un ritrovo tra appassionati ed esperti – storici dell’arte e restauratori – per poter apprezzare e conoscere opere “ritrovate”, nuovamente restituite al pubblico grazie all’opera di restauro.

 

Arriva venerdì 24 giugno ad ore 17.30 a Castel Stenico “Le pitture murali della cappella di San Martino” con Giovanna Fogliardi e Claudio Strocchi. Oggetto di un impegnativo restauro negli anni Novanta, le pitture murali della Cappella di San Martino, raro esempio di pittura romanica in territorio trentino, sono state riportate alla luce dopo secoli di oblio. Recentemente sono stati riposizionati anche gli affreschi staccati in quell’occasione.

 

L'ingresso è libero su prenotazione obbligatoria (posti limitati). Info e prenotazioni: Servizi educativi del museo 0461 492811 – prenotazione online

 

 

Castel Stenico da sabato 11 giugno ospiterà la mostra dedicata alle incisioni realizzate dal grande artista olandese Rembrandt e provenienti dalla collezione Lazzari Turco Menz, donata nel 1924 al Municipio di Trento, e conservate al Castello del Buonconsiglio.

 

STENICO. La mostra illustra l'opera grafica del maestro olandese nato a Leida nl 1606 e morto ad Amsterdam nel 1669. Della quarantina di fogli presenti nella raccolta del museo, collegati al maestro olandese, sedici esemplari sono tirati dalle lastre originali di Rembrandt e con carte filigranate che ne confermano l’autenticità e la datazione, come La Morte della Vergine o L’Autoritratto del 1633. L’esposizione intende pertanto approfondire la conoscenza, la fama, la diffusione ma anche la fortuna dell’illustre maestro olandese, la cui geniale forza espressiva ha lasciato tracce indelebili e profonde nell’ambito della storia artistica.


Riuscite molto belle, intagliate di buon gusto e fatte di buona maniera”, così il Guercino nel 1660 descriveva con entusiasmo e ammirazione le acqueforti del  “gran virtuoso” Rembrandt, esprimendo un giudizio che sarebbe stato condiviso da generazioni di artisti, da Giovanni Benedetto Castiglione, a Stefano della Bella, al Piazzetta, a Piranesi e che avrebbe alimentato una straordinaria passione collezionistica, di cui la raccolta Lazzari Turco Menz, uno dei più eloquenti episodi di collezionismo privato, ne è indubbia conferma. Formata da Karl Paul von Menz (1778-1847), appartenente a una nota famiglia bolzanina, animatrice nella città atesina della vivace stagione musicale di fine Settecento, la raccolta di incisioni, ereditata successivamente da Simone Turco Turcati (1803-1861), è giunta al Castello del Buonconsiglio nel 1924, “riunita in varie teche o ripari di cartone”,  grazie alla disposizione testamentaria del musicista Raffaello Lazzari (1845-1924), marito di Giulia Turco Turcati (1848-1912), figlia di Simone e pronipote dello stesso Menz. L’esposizione punta l’attenzione su alcuni dei grandi temi privilegiati da Rembrandt, tra i quali il ritratto, in cui si riflette l’intenso e appassionato studio dell’animo umano con una scrittura grafica originalissima eseguita, secondo il commento di Filippo Baldinucci, con “certi freghi e freghetti, e tratti irregolari e senza dintorno, facendo però risultare dal tutto un chiaroscuro profondo e di gran forza”(1681-1728).

 


Un segno estroso, sciolto e rapido, e una forte ombreggiatura, caratterizza l’Autoritratto con cappello e sciarpa al collo, mentre l’Autoritratto con Saskia, che nell’impostazione richiama il Ritratto di Baldassar Castiglione di Raffaello, rivela la forza evocativa della lezione del Sanzio, di cui Rembrandt conosceva l’opera, attraverso una serie di stampe di traduzione contenute nei cosiddetti “libri di prestigio”, appartenuti alla collezione personale del maestro di Leida. Nei fogli dedicati alle storie dell’Antico e Nuovo Testamento l’artista riesce a catturare l’essenza drammatica degli episodi attraverso forti contrasti chiaroscurali, particolarmente evidenti nel Cristo e la Samaritana (1634) o nel Gesù caccia i mercanti dal tempio (1635) in cui la storia, compressa entro un fitto intreccio di linee vigorose, è percorsa da fasci di luce che irrompono nella scena con uno straordinario effetto teatrale. Nella maestosa impaginazione scenografica della Morte della Vergine (1639), ispirata alla omonima incisione di Albrecht Dürer, Rembrandt raggiunge uno dei suoi vertici espressivi: la corale partecipazione dei personaggi, assiepati intorno al letto, protetto da un enorme tendaggio, viene descritta con un attento studio dei sentimenti, delle emozioni e del dolore, sottolineato da un deciso segno grafico e dallo squarcio luminoso che scende dall’alto, repentino, ad indicare la solennità dell’evento e con quella particolare maniera “tutta fatta di colpi strapazzati e replicati, con gran forza di scuri” .

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