VIGO RENDENA – MALGA CALVERA. Nata dal costante attivismo e dall’attenzione verso il territorio e la memoria da parte della Pro loco di Vigo Rendena; progettata, nei contenuti, nel percorso di ricerca e nell’articolazione tra la parte espositiva e la raccolta di testimonianze attraverso la narrazione video da Roberta Bonazza e Luciano Stoffella ( documentario), la mostra “Noi dell’alpe” è stata visitabile dal 19 luglio al 30 agosto.
Dove? Lungo un emozionante percorso indoor e outdoor tra lo stallone e il pascolo di quell’alpeggio, concentrato di bellezza paesaggistica, che è Malga Calvera (1650 m slm), aggrappata alle pendici del Carè Alto.
Visitata e apprezzata da un pubblico numeroso, ha raccontato le storie degli allevatori che in un tempo lontano (prima del 1960) hanno alpeggiato non solo a Malga Calvera, ma anche sulle vicine malghe Rosa e Praino. C’erano tutti i volti dei malgari di una volta: quelli che non ci sono più, alcuni dei quali scomparsi di recente, e quelli che oggi sono i narratori della vita trascorsa in malga, una vita aspra, povera e difficile, che il tempo ha reso un ricordo più dolce. Nella mostra “Noi dell’alpe” sono stati rappresentati tutti i malgari, e le malgare, appartenenti alle frazioni del Comune di Porte di Rendena (Vigo Rendena, Darè, Javrè, Villa Rendena e Verdesina) che hanno vissuto una parte della loro vita in malga.
Un racconto corale disegnato nei volti dei malgari che non ci sono più, ritratti in grandi foto a colori installate all’esterno dello stallone, e in quelli tuttora viventi inseriti all’interno, in un suggestivo percorso accompagnato dal suono dei campanacci delle mucche che hanno ceduto una parte della stalla all’esposizione. Infine, in un documentario, presentato e rimasto visibile a Casa Cüs durante l’estate, sono state raccolte le testimonianze di chi la vita in malga l’ha vissuto da protagonista. Ricordi felici, per alcuni, di un tempo in cui si era contenti del poco che si aveva. Un tempo di fatica e poche soddisfazioni per altri. Un video da guardare e riguardare, voci da ascoltare e riascoltare, memorie da fissare nella mente.
Le affermazioni degli intervistati, alcune delle quali presentiamo di seguito, appaiono come delle pillole di saggezza.
Angelo Valentini: “Ho iniziato a 9 anni nel 1942 alla malga Praino. Andavamo con le bestie, sole o pioggia era uguale. Nel 1950, a 17 anni, ero io che facevo il formaggio. Finito il militare sono andato a San Michele a fare la scuola di casaro. Ho bei ricordi dell’alpeggio”.
Teodora Pouli: “Ho iniziato a 14 anni a lavorare nei campi. Ho smesso dopo che ne ho compiuti 84. la vita allora era faticosa, non c’era niente. Dicono che adesso c’è crisi? Non l’hanno mai provata la vera crisi”.
Bruna Bonapace: “Ricordo che da bambina, insieme a mia sorella, raggiungevo il papà all’alpeggio per portargli le provviste. Quando mi sono sposata ho sempre aiutato mio marito Silvio con il fieno e le mucche. Le donne lavoravano tanto”.
Giuseppe Bepo Gasperi: “Ho iniziato a 13 anni. Ricordo che alla Calvèra io e il Clemente Cisin dormivamo sul Pian della Paghèra in una baracca di legno sulle felci. Poi sono andato a San Michele a fare la scuola di casaro. Avevo già la pratica e la grammatica è stata più facile”.
Salvatore Chiappani: “Sono sempre stato sui monti di Vigo fin da bambino. Ricordo che una volta, avrò avuto 4 anni, sono sceso in paese a cercare mia mamma. Aveva piovuto e per trovarmi hanno seguito le piccole impronte sul sentiero. Ancora adesso ho le mie mucche nella stalla”.
Quinto Dalbon: “Nel 1940 sono rimasto senza mamma, avevo 8 anni. La vita era difficile. Nel 1946 ero alla malga Calvera insieme al Sistilio di Vigo, il Gilio Sbèrsa di Verdesina e il Pero di Ragoli. Sempre con le lacrime agli occhi. Appena ho trovato un altro lavoro me ne sono andato”.
Antonio Scarazzini: “Mi sono sempre interessato di storia. Dalla prima malga in Val di Fumo nel 1942, Vigo è passato a Madonna di Campiglio alle Malghette e poi al Pian dele Bore dove hanno costruito la malga Calvera. Un gran lavoro di dissodamento e taglio degli alberi”.
Carmelo Sauda: “Ho iniziato nel 1951 in malga. Mi ricordo un giorno di luglio con Renato Gottardi che siamo partiti con le bestie e c’erano 40 gradi. D’improvviso si è messo a grandinare e in un quarto d’ora era tutto bianco. Avevamo paura per le bestie, ma le abbiamo riportate tutte alle stalla”.
Renzo Scarazzini: “A mungere a mano non è uno scherzo, bisogna avere esperienza. Io ero il più svelto. A volte mi facevano male le mani, ma il lavoro allora era tanto e andavi avanti. Le mucche le conoscevo tutte per nome”.
Elio Valentini, l’attuale malgaro a Malga Calvera: “Da anni carico la Malga Calvèra con le bestie. Il mondo dell’alpeggio è cambiato. Adesso contano i grandi numeri di bestiame. I vecchi che avevano passione per la malga e andavano anche con poche mucche al pascolo non ci sono più. Io a 17 anni avevo già la mia stalla”.
La mostra “Noi dell’alpe” è stata promossa dalla Pro loco di Vigo Rendena in collaborazione con l'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio, Pinzolo, Val Rendena - Festival Mistero dei monti, il Comune di Porte di Rendena, la Comunità delle Giudicarie, l'Asuc di Vigo Rendena, la Fondazione Caritro, la Cassa Rurale Adamello Brenta e il Bim del Sarca. (AV)