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Fri, Oct

Assemblea antirazzista Trento per emergenza freddo: “La PAT taglia 40 posti letto nei dormitori. Mercoledì 18 novembre presidio in Piazza Dante”

Trento
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Non sono numeri. Nessuna persona in strada! Ad emergenza sanitaria in corso la Provincia taglia 40 posti letto nei dormitori.

Presidio in piazza Dante, palazzo della Provincia *
mercoledì 18 novembre ore 18.00

Link dell’evento su FB:

 

Il 2 novembre è ripresa l’apertura graduale dei servizi a bassa soglia all’interno del piano di cosiddetta “Emergenza freddo”.

Dalle prime notizie che abbiamo ricevuto ci sembra che le istituzioni non abbiamo imparato nulla dal primo lockdown: nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19 stia nuovamente aggravandosi, la Provincia di Trento ha deciso di tagliare 40 posti letto, diminuendo a 150 posti la capienza complessiva delle strutture per mantenere il distanziamento di sicurezza.

Ci troviamo di fronte ad un paradosso: in un momento in cui ci viene chiesto di nuovo di “stare a casa”, vengono ridotti i posti letto, costringendo ancora più persone a dormire all’addiaccio o in ripari di fortuna e loro malgrado a violare il coprifuoco delle 22 imposto dall’ultimo DPCM. Anziché muoversi verso la direzione di potenziare e diversificare i servizi per cogliere appieno i bisogni, dando priorità alla salute di tutte le persone presenti in Trentino, e quindi dell’intera Comunità Trentina, la Provincia irresponsabilmente fa l’esatto contrario.

È una storia che si ripete: già ad inizio marzo, infatti, scrivemmo una lettera aperta affermando che i posti letto e i requisiti di accesso non fossero adeguati ai bisogni delle persone, richiedendo uno sforzo maggiore per implementare le politiche sociali e abitative, e immaginare un ripensamento delle modalità di accoglienza temporanea. Pochi mesi prima, il 13 dicembre 2019, avevamo denunciato in via Belenzani con una “Notte all’addiaccio” l’insufficienza dei posti letto e la regola discriminante dei 30 giorni come periodo massimo di accoglienza per coloro che si trovano sprovvisti della residenza.

Qualche passettino in avanti lo avevamo notato quando il numero dei contagi aveva costretto tutti e tutte a rimanere chiusi in casa: l’oggettiva situazione emergenziale e le pressioni di chi si è attivato in modo solidale avevano portato a disapplicare il vincolo dei 30 giorni, trasformando con grande impegno degli operatori e delle operatrici i dormitori in alloggi temporanei, chiusi poi ai primi di giugno.

Non possiamo accettare che delle persone siano rese invisibili, considerate tutt’al più dei numeri. Chiediamo che siano destinate risorse economiche e vengano messe in atto immediatamente tutte le misure utili e necessarie all’accoglienza delle persone senza fissa dimora.

Si provveda, ad esempio, nel breve termine a ripristinare una delle strutture pubbliche dismesse per riconvertirla a servizio di ostello a costi accessibili per lavoratori a basso reddito. Un’ampia e crescente fascia di persone, pur avendo una relativa autonomia economica, resta esclusa dal mercato immobiliare. Per questi l’unica alternativa diventa rivolgersi, quando ci sono, ai servizi di bassa soglia.
La politica e le istituzioni competenti si facciano carico del problema delle persone senza dimora o in situazione di precarietà abitativa, facendone un’attenta mappatura per passare da carenti risposte emergenziali a piani più strutturati.

Assemblea Antirazzista di Trento