Mentre nella torbiera di Fiavé sono ripresi i lavori per la realizzazione del nuovo parco delle palafitte, l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento ha dato avvio ad un progetto di memoria partecipata dedicato alle ricerche nella torbiera che hanno riportato alla luce il sito palafitticolo dell’età del Bronzo.
“Che tempi, quei tempi! Il patrimonio svelato: le palafitte di Fiavé dalla torbiera al parco archeologico” è il titolo del progetto che si prefigge di raccogliere foto, articoli di giornale, testimonianze orali e scritte, dedicate alle ricerche condotte nella torbiera di Fiavé dal 1969 ad oggi. I materiali raccolti saranno utilizzati per la realizzazione di una mostra per il decennale del riconoscimento UNESCO alle palafitte che ricorre nel 2021. L’appello è rivolto a chi, in gioventù, ha preso parte agli scavi archeologici o possiede immagini fotografiche e riprese video e volesse condividere i ricordi di quelle attività.
Chi volesse partecipare al progetto, al quale collaborano il Comune di Fiavé, l’Ecomuseo della Judicaria e la Pro Loco Fiavé, può contattare l’Ufficio beni archeologici via email This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it., whatsapp al numero 331 6201376 o Facebook alla pagina Soprintendenza beni culturali trento oppure consegnare il materiale al Museo delle Palafitte di Fiavé (fino al 30 giugno e dall’11 settembre al 31 ottobre sabato, domenica e giorni festivi ore 14-18; dal 1 luglio al 10 settembre da martedì a domenica ore 10-13/14-18).
Iniziate nel 1969, sotto la guida dell’archeologo Renato Perini, le ricerche archeologiche in quello che anticamente era il lago Carera hanno portato Fiavé all’attenzione della comunità scientifica internazionale fino all’inclusione nel patrimonio mondiale UNESCO con l’inserimento, assieme alle palafitte di Ledro e ad altre 109 aree archeologiche, nel sito seriale transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”.
Gli scavi condotti da Perini negli anni ‘70 furono in un certo senso pionieristici. Gli archeologi furono affiancati nel lavoro di ricerca da esperti di diverse discipline, geologia, sedimentologia, paleobotanica, archeozoologia e da altri specialisti provenienti da diversi paesi europei. Allo stesso tempo le ricerche costituirono un vero e proprio evento anche per la popolazione locale e per numerosi giovani e appassionati che, a vario titolo, prestarono la loro collaborazione con grande interesse ed entusiasmo. Gli scavi di Fiavé furono anche il luogo dove si formarono generazioni di studiosi. L’obiettivo del progetto “Che tempi, quei tempi!” è far sì che coloro che hanno vissuto in prima persona le ricerche restituiscano, soprattutto alle generazioni future, il patrimonio di memorie, conoscenze ed emozioni legate a questo sito speciale che ha segnato la storia della comunità e del territorio. Allo stesso tempo, in sintonia con le linee guida dell'UNESCO, l’intento è di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini nella tutela e nella valorizzazione del proprio patrimonio culturale, nella consapevolezza del grande valore che riveste per la collettività.