Era un caro amico, una bella persona, un uomo che sapeva ascoltare, attento, riflessivo, misurato nelle parole e nei comportamenti. Oltre che buono d’animo e modesto.
Mai avrei potuto immaginare gli sarebbe potuta capitare una disgrazia, come quella che ce l’ha portato via sulle sue montagne. Montagne che ha tanto amato e che conosceva a menadito per averle percorse fin da bambino col padre, il guardacaccia Valentino, e con lo zio Giovanni, una vita da guardaboschi.
Incrociai le prime volte Fausto Masè “Zabèt” in Val Genova, al rifugio Fontanabona, nei primi anni Settanta, ma ebbi modo di conoscerlo bene più tardi, negli anni Novanta a Trento in Cooperazione, quando si rese necessario sostituire il presidente di Sait Marco Giordani, chiamato a reggere la PAT, e gli chiesero di subentrargli nell’incarico prestigioso e ben remunerato. Rifiutò nonostante le pressioni, anche mie, e lasciò aperta la strada a Giorgio Fiorini.
Allora dirigeva – si era laureato in economia a Trieste - una cooperativa che lavorava il porfido ad Albiano, cui dedicava tempo, energie e professionalità. Abbandonarla gli sembrava di tradirne la fiducia. Partecipò attivamente alla vita del movimento cooperativo, nel quale rivestì diversi incarichi (presidente di Cooperfidi, presidente della Famiglia cooperativa di Strembo, membro di tante commissioni) e si spese generosamente per il suo sviluppo. Abitava a Trento, ma appena poteva, specie nei fine settimana ,tornava a Strembo, a respirare l’aria di casa, o in Val Genova, dove il padre aveva una “villa”/ baita, a rigenerarsi.
In questi ultimi anni, trascorsi in valle, era suo costume fare una passeggiata in compagnia della moglie lungo l’argine della Sarca da Strembo a Pinzolo, dove ci incontravamo per bere un caffè e scambiarci due parole su quanto capitava in Via Segantini e sul mondo che tanto ci stava a cuore. Alla sua signora, al figlio voglio esprimere i sensi più vivi del mio cordoglio con un abbraccio fraterno.