Se ne è andato oggi all'età di 91 anni Cesare Maestri, una delle figure che hanno scritto la storia dell'alpinismo. Un uomo di successo, dalla forte personalità. Un uomo apprezzato, amato, invidiato, contestato. Un uomo che ha parlato al mondo attraverso i suoi libri, ma ancor più con le sue memorabili e straordinarie imprese.
Nato a Trento il 2 ottobre 1929, conosciuto con l’appellativo di “ragno delle Dolomiti” Cesare Maestri – guida alpina, maestro di sci, giornalista e scrittore – è considerato uno tra i più forti alpinisti solitari del mondo; caposcuola e massimo esponente della arrampicata artificiale.
E’ stato fra i primi alpinisti al mondo a realizzare in solitaria vie di estrema difficoltà come la Soldà alla Marmolada; è stato il primo a scendere in arrampicata libera vie di VI grado (via delle Guide al Crozzon) senza l’ausilio di assicurazioni.
Al suo attivo Maestri conta oltre tremila ascensioni, un terzo delle quali realizzate in solitaria, e circa cento vie nuove aperte con compagni e da solo in Africa, Argentina e sulle Dolomiti. Nel ’56 scese in solitaria la via delle guide sul Crozzon di Brenta, gettando nel vuoto la corda «perché non doveva servirgli».
Tra gli exploit della carriera alpinistica di Cesare meritano un rilievo particolare le innumerevoli performance inedite: ha salito la normale del Basso in 17 minuti scendendo per la Preuss in nove e mezzo; dopo aver realizzato la prima solitaria della via Dibona sul Croz dell’Altissimo ( V+, 1000 metri) l’ha ripetuta in due ore. La direttissima sulla “parete rossa” della Roda di Vael – classificata VI grado A4 – è stata realizzata da Maestri e Baldessari nel 1960, dopo 177 ore in parete, sette bivacchi, 350 chiodi normali e 60 a pressione. L’anno successivo Maestri – ancora per primo al mondo – ha ripetuto la via in discesa adottando soluzioni alpinistiche innovative.
Tra le innumerevoli imprese ha firmato la solitaria della Solleder sulla Nord Ovest della Civetta nel 1952, la Soldà alla Sud Ovest della Marmolada (una delle più dure vie dolomitiche d’anteguerra) e la prima salita solitaria della via delle Guide sul Crozzon di Brenta nel 1953, la via Oppio sul Croz dell’Altissimo nel 1955 e – sulla stessa montagna – in discesa la via Detassis nel 1956. Nel settembre del 1953 Cesare ha compiuto la traversata del Brenta lungo tredici cime (Cima d’Ambiez, Cima Tosa, Cima Margherita, Brenta Bassa, Brenta Alta, Campanile Basso, Campanile Alto, Sfulmini, Torre di Brenta, Cima degli Armi, Cima Molveno, Spallone dei Massodi, Cima Brenta) per un totale di 6.200 metri di dislivello con passaggi di V grado, in due sole giornate.
Cesare ha diretto varie spedizioni alpinistiche in Africa e in Argentina; ha conquistato il Cerro Torre, una delle vette più difficili al mondo. Per meriti alpinistici il CAI gli ha conferito l’onorificenza di “socio onorario”. Per meriti umanitari e sportivi gli sono state conferite le onorificenze di Cavaliere della Repubblica, dell’Ordine del Cardo, e una medaglia di bronzo al Valore Civile. Nel 2011 gli è stata conferita la Targa d’Argento per la Solidarietà Alpina a Pinzolo. Trento, la sua città natale, lo ha premiato con la massima onorificenza cittadina.
Membro del gruppo scrittori della montagna, ha pubblicato diversi libri di successo come “Lo spigolo dell’infinito” (1956), “Arrampicare è il mio mestiere” (1964), “A scuola di roccia” (1970), “Il ragno delle Dolomiti” (1973), “2000 metri della nostra vita” (1974) e “Se la vita continua” (1996). Collabora tutt’ora con varie testate locali e internazionali. Tra gli ultimi riconoscimenti ottenuti, il premio “Una vita per lo Sport” conferitogli dalla Città di Parma; la cittadinanza onoraria della località di San Leo e la qualifica di “socio onorario” del Film Festival della montagna di Trento.
Per Cesare la montagna è stata al contempo ragione di vita e mezzo di realizzazione sociale, dove poter interpretare la parte che più gli si addiceva: quella del protagonista sempre e comunque, ammirato, invidiato, discusso, ma sempre rispettato.Nel 2002, anno internazionale della montagna, ha tentato senza successo di scalare il Shisha Pangma in Tibet (quota 8014) per portare sulla vetta una bandiera multicolore con la scritta “pace”.
Oggi Cesare se ne è andato ma rimarranno indelebili le sue tracce sulle montagne, le sue imprese nel mondo dell'alpinismo, le sue parole, i suoi consigli e il suo carisma per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Un abbraccio ai familiari e a chi gli ha voluto bene.
(Le notizie della biografia di Cesare Maestri sono state tratte dal libro Epopea delle Guide di Montagna in Val Rendena - di Paolo Luconi Bisti e Matteo Ciaghi)