BORGO CHIESE. Dopo oltre mezzo secolo trascorso ad accudire animali, fare casarade, sfalciare fieno e andare in alpeggi, il malgaro condinese – cimeghese Donato Galante era sicuramente legato ai suoi campanacci. Da qualche giorno a questa parte quei bronzi, unico segno contadino che gli era ancora rimasto, sono spariti.
Dopo aver sfondato l’ingresso, gli ignoti si sono impadroniti di una trentina di campanacci e tre motoseghe che l'uomo, molto gelosamente, custodiva all’interno della sua cascina a Mon risalente al 1787. Tra sconforto e rassegnazione il malgaro, ora alla soglia degli 80 anni, non resta che sporgere denuncia alla stazione carabinieri di Condino. Un fascicolo per ora intestato ad ignoti sulle cui deposizioni sono in corso indagini. Un furto mirato ed espletato da gente che probabilmente conosceva la situazione, sapevano che cesoie e catena erano custodite sotto una brandina solitamente usata dal malgaro per la penichella. Donato non lo dice esplicitamente ma a qualcuno ha confidato di voler mettere una taglia su coloro che dovessero fornire informazioni utili al suo ritrovamento.
“Il furto – parole sue – è stato portato a termine all’ora di cena quando ero salito a Cimego. Abito lì anche dopo la scomparsa della mia amata compagna triestina conosciuta a malga Bondolo una trentina di anni fa”. Lei, vedova, era salita su quella altura per raccogliere fiori da mont quando un temporale si era abbattuto sulla zona costringendola a ripararsi nella malga dove Donato da solo accudiva le bovine. Da allora si erano rimasti assieme sino alla scomparsa di lei.
“Quei campanacci – aggiunge - erano una parte della mia vita e del mio lavoro e intendevo custodirli fino alla fine”. Per oltre sessant’anni quell’omone, con tanto di barba e grosse scarpe ai piedi, era solito partecipare a mostre, rassegne zootecniche ottenendo a sua volta riconoscimenti dovuti ai suoi pregiati formaggi che fino a qualche anno fa creava nel suo cascinale a due passi dalla nota trattoria Borgo Antico. Una stalla alla buona dove il proliferare di gatti e animali da cortile abbondava. Era una specie di “Arca di Noè” dove Donato faceva casarade. Poi in estate traslocava in malga per quasi tre mesi dove la cotica erbosa era ottimale per le sue bovine.